Situazione debitoria totale degli stati:

Qui a sinistra possiamo vedere un grafico che rappresenta la composizione del debito totale di ogni stato avanzato, come somma del debito pubblico e privato.
Come si può vedere, l'Italia ha la particolarità di un buon debito pubblico, ma di un basso debito privato. Dall'analisi dei dati aggregati si vede come l'Italia non stia peggio di altri stati ed è impressionante che non se ne tenga conto. Come si vede U.K, Giappone, Spagna e Francia hanno posizioni debitorie superiori all'Italia.
Analisi comparata CDS e percentuali del debito pubblico:
L'aggregato del debito pubblico europeo rapportato all'aggregato del PIL europeo produce come risultato un rapporto debito/PIL al 85% contro un un 200% del Giappone ed un 100% degli USA. Ma se andiamo a vedere i CDS la situazione si capovolge... Il CDS medio europeo (che misura il rischio di default) è di 397 contro 100 del Giappone e solo 49 degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti si ritrovano ad avere una migliore fiducia a livello internazionale nonostante l'innesco del credit crunch del 2008.
Ma questo perchè?
Prima di tutto per Motivi Politici: Il nome eurozona fa intendere già dal sostantivo che razza di Unione sia... L'euro ed il commercio sono gli unici elementi di unione. Le unioni per interesse, per interesse finiscono. Oggi paesi come la Germania, che hanno avuto tanto da questa stessa unione, preferiscono concentrarsi sul proprio orticello piuttosto che lavorare su una politica economica comunitaria. Motivi di rischio contagio: il default di uno stato membro porta il rischio di un effetto domino su altri stati che potrebbe portare ad una crisi di sistema. Motivi di politica monetaria: La BCE deve fare la banca centrale come fa la FED negli Stati Uniti, cosa che fino ad oggi non si è ancora vista. Motivi speculativi: Il caos Greco ha inibito l'efficacia dei CDS, la paura ha prodotto quindi strategie di vendita sui titoli di stato in particolare sui BTP, dato che l'Italia era lo stato con il maggior numero di CDS emessi... da li un innesco di una reazione a catena speculativa sul bel paese.
Quali banche europee sono più esposte sul debito italiano?
Il grafico a sinistra mostra invece quali sono le esposizioni delle banche verso il debito pubblico italiano. Il principale creditore dell'Italia è la Francia a seguire la Germania. Questo fa capire i famosi incontri a tre tra Merkel, Sarkozy e Monti, ed il tentativo della Germania di "Commissariare l'Italia". Ma se andiamo sul sito della Reuters grafici interattivi possiamo giocare clikkando sui vari stati per vedere cosa si intende quando si parla di effetto domino. Clikkando sulla Germania possiamo vedere che i maggiori finanziatori della popolo tedesco sono i Francesi e gli Italiani; spostandoci sulla Francia invece si può notare che il debito pubblico è detenuto principalmente dagli Inglesi e dagli Stati Uniti. In pratica chi sostiene Sarkozy non è di certo Berlino e la Francia sembra perciò rispondere di più all'Inghilterra che sembra a sua volta una succursale degli USA. Passando da un paese all'altro è possibile farsi delle idee di cosa siano gli intrecci tra nazioni, e quale sia il rischio di sistema in gioco.
Andamento delle scadenze del 2012:
Come si può vedere la maggior tensione delle scadenze si concentra sui primi 4 mesi dell'anno, passati i quali...
E' importante notare che questo momento, con la crisi non ancora definita in termini economici e la BCE che fornisce liquidità illimitata, possa esserci ancora favorevole...
La pressione "tassi" si è allentata sui rinnovi a breve termine, mentre sui decennali rimane sui livelli di guardia. Questo ha portato a pensare di accorciare la scadenza del debito pubblico a favore di rinnovi su titoli più corti, che favorirebbero quindi una riduzione della spesa su interessi del debito. Questa politica di rinnovo tuttavia non terrebbe conto del rollover risk (Rischio di rinnovo) o di financial risk management. Alcuni articoli interessanti:
1 Government debt management at low interest rates;
Andamento delle scadenze del 2012:
Come si può vedere la maggior tensione delle scadenze si concentra sui primi 4 mesi dell'anno, passati i quali...
E' importante notare che questo momento, con la crisi non ancora definita in termini economici e la BCE che fornisce liquidità illimitata, possa esserci ancora favorevole...
La pressione "tassi" si è allentata sui rinnovi a breve termine, mentre sui decennali rimane sui livelli di guardia. Questo ha portato a pensare di accorciare la scadenza del debito pubblico a favore di rinnovi su titoli più corti, che favorirebbero quindi una riduzione della spesa su interessi del debito. Questa politica di rinnovo tuttavia non terrebbe conto del rollover risk (Rischio di rinnovo) o di financial risk management. Alcuni articoli interessanti:
1 Government debt management at low interest rates;
2 Programma di emissione del debito del primo trimestre 2012;
3 Linee guida della gestione del debito pubblico 2012;
4 Calendario emissioni del debito pubblico 2012
3 Linee guida della gestione del debito pubblico 2012;
4 Calendario emissioni del debito pubblico 2012
Andamento del debito negli ultimi 20 anni:
Il problema del debito non è il "debito", ma la crescita economica. Immaginiamo di avere un crescita economica sostenuta, questo porterebbe: maggiori entrate fiscali, saldo primario in aumento (se prima era uguale a zero dopo è maggiore), il debito pubblico va a ridursi in termini assoluti perchè rimborsato dall'avanzo primario mano a mano che va a scadenza ed il rapporto (debito/pil e deficit/pil) migliora proprio per l'aumentare del PIL stesso. Immaginiamo di non avere una crescita economica... il ragionamento è lo stesso solo che vede peggiorare conti pubblici, rapporti etc... senza che il governo faccia niente in entrambi i casi. Nel 2000 il +3,7% fa migliorare immediatamente i conti. Nel 2009 viceversa il -5,1% fa peggiorare i conti. Le scelte di politica economica poi sono di difficile soluzione o dovrebbero far parte di una società matura. Immaginiamo infatti un governo che deve prendere una decisione di politica economica che ha effetti dopo 3-5 anni (e quindi andrebbe a beneficio di altri governi), questa decisione avrà una possibilità molto ridotta di essere presa in considerazione se può causare problemi di immagine nel breve (esempio della riforma previdenziale). Il governo Monti da questo punto di vista ha un vantaggio "...Stavolta il vantaggio è che, non essendo l`attuale governo espressione di specifiche parti politiche, difficilmente vedrà il proprio lavoro smantellato da chi verrà dopo, a differenza di quanto accaduto nelle ultime legislature..." (Prof. Giacomo Vaciago).
Eurobond e la Germania:
Gli Eurobond Secondo Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001, sono necessari. Già in agosto la Cancelliera Merkel faceva sapere che: "...Si tratta di un pendio scivoloso, la situazione potrebbe peggiorare e noi non vogliamo arrivare a questo. Se tutti i debiti venissero messi in un solo contenitore non capiremmo da dove vengono. Gli eurobond non darebbero la possibilità o il diritto ai più di intervenire per forzare la disciplina finanziaria degli altri..." La disciplina sembra il nodo cruciale nella testa della cancelliera. Alla Germania fanno molta paura, perché, siccome l’Europa non è - nonostante sia unita monetariamente - un’entità unica, è altamente probabile che il costo di questi E-bond gravi sugli stati che stanno “meglio” da un punto di vista economico-finanziario, per salvare gli altri (Grecia, Spagna, Italia, Portogallo, Irlanda). La Francia anche essa paladina contro gli E-Bond sembra che abbia ceduto il passo... il punto è infatti che a medio-lungo termine anche Germania e Francia possono venire coinvolte dalla crisi... e la corsa al pareggio di bilancio può essere pagata molto cara in termini di recessione economica.
Alcuni punti di riflessione:
1) Il debito Pubblico tedesco è pari all’82% del PIL, con un sistema bancario carico di leva finanziaria e di esposizione su Francia ed Italia, con possibili effetti contagio.
2) Il No agli Eurobond è un No dalla memoria corta. Con l'Euro la Germania ha guadagnato il 15% di quote di mercato nell’Eurozona, diventando il secondo esportatore globale, crescendo a ritmi molto alti;
3) Se la Germania esce dall'Euro, l'immediata rivalutazione del Marco porterebbe problemi di esportazione alla Germania nei confronti dell'area Euro e le banche tedesche che dovrebbero fare i conti con svalutazioni di presititi in Euro. Detto questo è possibile che la decisione della Merkel sia quella di prendere maggiore tempo possibile...
Ansa: Shulz su Eurobond
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