domenica, gennaio 15, 2012

Standard and Poor's taglia il rating di alcuni paesi UE

Standard and Poor's il 14 gennaio 2012, ha annunciato il taglio di Rating, di alcuni paesi europei.  
In particolare: Austria e Francia perdono la tripla AAA scendendo ad AA+, downgrade di due gradini per Italia declassata a BBB+, stesso trattamento per Spagna, Portogallo e Cipro. La Spagna scende ad A dal precedente AA-, la Grecia vicino al "default" a CC, BBB- per il momento al PortogalloS&P's attribuisce lo stesso rating dato all'Italia infine alla Russia. Rimane invariato a AAA il giudizio sulla Germania con la promessa di una revisione futura a ribasso. Sull' Italia in particolare Standard and Poor's commenta che: "...I rating dell'Italia sono appesantiti da un elevato debito pubblico e da deboli potenziali di crescita. Sono invece sostenuti da un'economica in salute e diversificata, dall'atteso surplus primario e da considerevoli risparmi del settore pubblico...", è quanto si legge nella nota sul giudizio espressa proprio dalla agenzia di rating e che potete leggere sul link.  
In Europa molti politici hanno manifestato il loro disappunto a riguardo e molti articoli di giornale hanno cominciato a scrivere circa i rating ed i giudizi di queste aziende, in particolare si è fatto spesso riferimento sull'attacco all'Europa, e per questo si attende una risposta univoca dall'Eurogruppo. Mario Monti, stesso pare che voglia affrontare la questione lunedi 16 gennaio con il presidente del Consiglio europeo, Van Rompuy, per invitare le istituzioni europee ad agire al più presto sul fronte della crescita... sulla questione da vedere il video sul declassamento(link), 


Chi sono le agenzie di rating? 

Come è possibile vedere nel link di collegamento a wikipedia, le agenzie di rating nascono con il nobile scopo della trasparenza.  Il volume "History of Railroads and Canals in the United States" (Storia finanziaria delle ferrovie e dei canali degli Stati Uniti)  che conteneva le informazioni operative e finanziarie di tutte le compagnie ferroviarie attive negli stati Uniti, pubblicato da Henry Varnum Poor, e' considerato di fatto l'atto di nascita di Standard and Poor's nel 1860. Durante la sua vita Poor si battè per far rendere pubblici i bilanci delle società a favore degli investitori. In questo ambiente il figlio insieme ad una analista finanziario Luther Lee Blake diedero origine alla società di analisi Standard and Poor's. La stessa Moody's, nasce dall'interesse che aveva il suo fondatore per la trasparenza finanziaria delle aziende. L'assenza della trasparenza secondo J.Moody era stata causa di un Mini-crash finanziario nel 1909 e proprio in quell'anno nasce Moody's (anni prima aveva pubblicato un manuale "Manual of industrial securities"). Oggi le citate agenzie sono diventate le due aziende di rating più importanti al mondo seguite da Fitch.

Che cosa è il Rating:


Rating significa valutazione. E' un metodo che permette tramite giudizi finali sintetizzati da uno schema di lettere di classificare: Stati, Imprese, Obbligazioni. Il giudizio viene quindi espresso attraverso un voto in lettere. Al voto viene associato un premio di rischio, tale premio aumenta al ridursi del rating (esempio da AAA a AA), quindi più si abbassa il rating più aumenta il rischio ed il rendimento associato a quell'investimento.
Standard and Poor's  Utilizza le seguente classificazione intervallata da + e - la tripla BBB rappresenta anche lo spartiacque tra i titoli investment grade (da AAA a BBB) e i titoli speculative grade (da BB a D).
  • AAA Elevata capacità di ripagare il debito
  • AA Alta capacità di pagare il debito
  • A Solida capacità di ripagare il debito, che potrebbe essere influenzata da circostanze avverse
  • BBB Adeguata capacità di rimborso, che però potrebbe peggiorare
  • BBB Debito prevalentemente speculativo
  • CCCCC Debito altamente speculativo
  • D Società insolvente
Chi sono i proprietari delle agenzie di rating?


Standard and Poor's dopo la fondazione da parte di Poor, assume la forma attuale nel 1941, successivamente la società viene acquistata nel 1966 dal colosso dell'informazione finanziaria McGraw-Hill. Moody's fondata nel 1909 dall'omonimo Moody J. è oggi di proprietà del magnate della finanza Warren Buffet (con la Berkshire Hathaway) che risulta proprietario del 13,4% della società, lo seguono a ruota Fidelity, State street, Black RockVanguardInvesco e Morgan Stanley Investment. Insomma i più grandi gestori del mondo sono i proprietari di Moody's (oltrettuto sono pure i soci di minoranza di S&P). L'altra compangia Fitch è stata fondata proprio da Fitch la vigilia di natale del 1913, ha due azionisti di peso come il gruppo francese Fimalac e il gruppo editoriale Hearst.
Per avere un idea dei numeri che stanno dietro questo mercato S&P è una azienda con 10.000 dipendenti ed un fatturato di 2,9 Miliardi di dollari l'anno (con profitti di 1 Mld di dollari), giudicano il debito di un centinaio di paesi per un valore totale di 35.000 MLD di dollari il doppio del Pil degli USA, tra tutte le attività emette 870.000 giudizi l'anno.


Oggi c'è da fidarsi delle agenzie di rating?


Le agenzie di rating sono state criticate dagli analisti finanziari per due motivi: la loro non piena affidabilità di analisi (si pensi al caso Lehman che qualche giorno prima del fallimento si trovava ancora in Investiment grade); il loro conflitto di interessi con il mercato (vista la proprietà). Sul conflitto di interessi con il mercato occorre notare in primo luogo che i soci di maggioranza e di minoranza di queste agenzie hanno a che fare con gli investimenti direttamente od indirettamente. Pensare che Warren Buffet è proprietario di Moody's e della Berkshire Hathaway non lascia tanto all'immaginazione, come del resto c'è poco da immaginare sapendo che le maggiori case di investimento oggi sono fra i maggiori azionisti delle due più grandi aziende di rating. La domanda che ci passa per la testa è: che ci fanno i gestori di fondi nel capitale di queste società? Sicuramente si sta li perché si guadagna (5MLD di fatturato 2,9 MLD di utili). Poi se approfondiamo l'analisi possiamo immaginare che stare li... dove si giudicano i destini di migliaia di aziende sul mercato, dia modo di avere informazioni privilegiate e di conseguenza conoscere il giudizio anticipatamente può permettere di realizzare grossi guadagni. La seconda parte della risposta, chiaramente è di pura fantasia, è un illazione, perché è vero che ogni azienda è separata ed esistono le "muraglie cinesi", ma è anche vero, come diceva Giulio Andreotti :"A pensar male degli altri si fa peccato ma spesso ci si indovina". Uno dei criteri di investimento utilizzati da W. Buffet, è il value investor ossia la ricerca azioni il cui prezzo è ingiustificatamente basso rispetto al valore intrinseco di tali azioni. Questo tipo di operazione è tanto più facile quanto più si controlla l'informazione sul mercato, la capacità di giudizio e di analisi... su questo argomento potremmo scrivere fiumi di parole. Possiamo infine concludere dicendo che le agenzie di rating sono organismi privati con poteri politici, infatti le loro decisioni influenzano il mondo politico, di fatto consegnano nelle mani del mercato i governi e le decisioni che devono prendere (creando di fatto un capovoglimento tra i poteri), con buona pace di chi pensa che i mercati non devono influenzare i Governi. 

I numeri in sintesi delle società di rating:
  • 5 miliardi Il business delle pagelle (il fatturato del giudizio)
  • 2,8 miliardi Profitti  (oltre il 50% del fatturato)
  • 13,4% La corsa ad un posto al sole (partecipazione di Warren Buffet in Moody's)
  • 70 mila mld  Un mercato colossale (spartito tra le tre sorelle del giudizio)

sabato, gennaio 07, 2012

Non solo debito pubblico...

Sul sito della Banca d'Italia si trova questo interessante documento intitolato Il debito pubblico dall'unità d'Italia ad oggi. Da scaricare e leggere.

Situazione debitoria totale degli stati:

Qui a sinistra possiamo vedere un grafico che rappresenta la composizione del debito totale di ogni stato avanzato, come somma del debito pubblico e privato.
Come si può vedere, l'Italia ha la particolarità di  un buon debito pubblico, ma di un basso debito privato. Dall'analisi dei dati aggregati si vede come l'Italia non stia peggio di altri stati ed è impressionante che non se ne tenga conto. Come si vede U.K, Giappone, Spagna e Francia hanno posizioni debitorie superiori all'Italia.



Analisi comparata CDS e percentuali del debito pubblico:

L'aggregato del debito pubblico europeo rapportato all'aggregato del PIL europeo produce come risultato un rapporto debito/PIL al 85% contro un un 200% del Giappone  ed un 100% degli USA. Ma se andiamo a vedere i CDS la situazione si capovolge... Il CDS medio europeo (che misura il rischio di default) è di 397 contro 100 del Giappone e solo 49 degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti si ritrovano ad avere una migliore fiducia a livello internazionale nonostante l'innesco del credit crunch del 2008.
Ma questo perchè?
Prima di tutto per Motivi Politici: Il nome eurozona fa intendere già dal sostantivo che razza di Unione sia... L'euro ed il commercio sono gli unici elementi di unione. Le unioni per interesse, per interesse finiscono. Oggi paesi come la Germania, che hanno avuto tanto da questa stessa unione, preferiscono concentrarsi sul proprio orticello piuttosto che lavorare su una politica economica comunitaria. Motivi di rischio contagio: il default di uno stato membro porta il rischio di un effetto domino su altri stati che potrebbe portare ad una crisi di sistema. Motivi di politica monetaria: La BCE deve fare la banca centrale come fa la FED negli Stati Uniti, cosa che fino ad oggi non si è ancora vista. Motivi speculativi: Il caos Greco ha inibito l'efficacia dei CDS, la paura ha prodotto quindi strategie di vendita sui titoli di stato in particolare sui BTP, dato che l'Italia era lo stato con il maggior numero di CDS emessi... da li un innesco di una reazione a catena speculativa sul bel paese.

Quali banche europee sono più esposte sul debito italiano?

Il grafico a sinistra mostra invece quali sono le esposizioni delle banche verso il debito pubblico italiano. Il principale creditore dell'Italia è la Francia a seguire la Germania. Questo fa capire i famosi incontri a tre tra Merkel, Sarkozy e Monti, ed il tentativo della Germania di "Commissariare l'Italia". Ma se andiamo sul sito della Reuters grafici interattivi possiamo giocare clikkando sui vari stati per vedere cosa si intende quando si parla di effetto domino. Clikkando sulla Germania possiamo vedere che i maggiori finanziatori della popolo tedesco sono i Francesi e gli Italiani; spostandoci sulla Francia invece si può notare che il debito pubblico è detenuto principalmente dagli Inglesi e dagli Stati Uniti. In pratica chi sostiene Sarkozy non è di certo Berlino e la Francia sembra perciò rispondere di più  all'Inghilterra che sembra a sua volta una succursale degli USA. Passando da un paese all'altro è possibile farsi delle idee di cosa siano gli intrecci tra nazioni, e quale sia il rischio di sistema in gioco.


Andamento delle scadenze del 2012:


Come si può vedere la maggior tensione delle scadenze si concentra sui primi 4 mesi dell'anno, passati i quali...  
E' importante notare che questo momento, con la crisi non ancora definita in termini economici e la BCE che fornisce liquidità illimitata, possa esserci  ancora favorevole... 
La pressione "tassi" si è allentata sui rinnovi a breve termine, mentre sui decennali rimane sui livelli di guardia.  Questo ha portato a pensare di accorciare la scadenza del debito pubblico a favore di rinnovi su titoli più corti, che favorirebbero quindi una riduzione della spesa su interessi del debito. Questa  politica di rinnovo tuttavia non terrebbe conto del rollover risk (Rischio di rinnovo) o di financial risk management. Alcuni articoli interessanti:
1 Government debt management at low interest rates
La durata media del debito pubblico, negli ultimi anni è andata progressivamente aumentando (OGGI E' 7,1 ANNI) e questo è di aiuto perchè più è breve peggio è. Concetto espresso in modo sintetico ma efficace anche da Maria Cannata (Guardiano del debito pubblico)  «Un nuovo BTp a 24 mesi rischierebbe di cannibalizzare le emissioni dei CTz e dei BTp triennali: avremmo un titolo in meno e la vita media del debito, attualmente di poco superiore ai 7 anni, si ridurrebbe. Non ci conviene»...«In base alle analisi di sensitività, dopo tre anni il debito assorbe il 50% dell’impatto del rialzo dei tassi» (Il Sole 24 Ore). In questo link potete trovare un confronto con altri paesi: La classifica dei peggiori debiti pubblici.

Andamento del debito negli ultimi 20 anni:


Il problema del debito non è il "debito", ma la crescita economica. Immaginiamo di avere un crescita economica sostenuta, questo porterebbe: maggiori entrate fiscali, saldo primario in aumento (se prima era uguale a zero dopo è maggiore), il debito pubblico va a ridursi in termini assoluti perchè rimborsato dall'avanzo primario mano a mano che va a scadenza ed il rapporto (debito/pil e deficit/pil) migliora proprio per l'aumentare del PIL stesso. Immaginiamo di non avere una crescita economica... il ragionamento è lo stesso solo che vede peggiorare conti pubblici, rapporti etc... senza che il governo faccia niente in entrambi i casi. Nel 2000 il +3,7% fa migliorare immediatamente i conti. Nel 2009 viceversa il -5,1% fa peggiorare i conti. Le scelte di politica economica poi sono di difficile soluzione o dovrebbero far parte di una società matura. Immaginiamo infatti un governo che deve prendere una decisione di politica economica che ha effetti dopo 3-5 anni (e quindi andrebbe a beneficio di altri governi), questa decisione avrà una possibilità molto ridotta di essere presa in considerazione se può causare problemi di immagine nel breve (esempio della riforma previdenziale). Il governo Monti da questo punto di vista  ha un vantaggio "...Stavolta il vantaggio è che, non essendo l`attuale governo espressione di specifiche parti politiche, difficilmente vedrà il proprio lavoro smantellato da chi verrà dopo, a differenza di quanto accaduto nelle ultime legislature..." (Prof. Giacomo Vaciago).


Eurobond e la Germania:


Gli Eurobond Secondo Joseph Stiglitz, premio Nobel per l’economia nel 2001, sono necessari. Già in agosto la Cancelliera Merkel faceva sapere che: "...Si tratta di un pendio scivoloso, la situazione potrebbe peggiorare e noi non vogliamo arrivare a questo. Se tutti i debiti venissero messi in un solo contenitore non capiremmo da dove vengono. Gli eurobond non darebbero la possibilità o il diritto ai più di intervenire per forzare la disciplina finanziaria degli altri..." La disciplina sembra il nodo cruciale nella testa della cancelliera. Alla Germania fanno molta paura, perché, siccome l’Europa non è - nonostante sia unita monetariamente - un’entità unica, è altamente probabile che il costo di questi E-bond gravi sugli stati che stanno “meglio” da un punto di vista economico-finanziario, per salvare gli altri (Grecia, Spagna, Italia, Portogallo, Irlanda). La Francia anche essa paladina contro gli E-Bond sembra che abbia ceduto il passo... il punto è infatti che a medio-lungo termine anche Germania e Francia possono venire coinvolte dalla crisi... e la corsa al pareggio di bilancio può essere pagata molto cara in termini di recessione economica. 
Alcuni punti di riflessione:
1) Il debito Pubblico tedesco è pari all’82% del PIL, con un sistema bancario carico di leva finanziaria e di esposizione su Francia ed Italia, con possibili effetti contagio.
2) Il No agli Eurobond è un No dalla memoria corta. Con l'Euro la Germania ha guadagnato il 15% di quote di mercato nell’Eurozona, diventando il secondo esportatore globale, crescendo a ritmi molto alti;
3) Se la Germania esce dall'Euro, l'immediata rivalutazione del Marco porterebbe problemi di esportazione alla Germania nei confronti dell'area Euro e le banche tedesche che dovrebbero fare i conti con svalutazioni di presititi in Euro. Detto questo è possibile che la decisione della Merkel sia quella di prendere maggiore tempo possibile...
Ansa: Shulz su Eurobond
Il sole 24ore: Eurobond e Riforme secondo Goldman Sachs
Eurobond ci salveranno




giovedì, gennaio 05, 2012

UniCredit tra aumenti di capitale ed attacchi



Per dire che il titolo Unicredit sia sotto attacco da parte degli Hedge Fund stranieri, non bisogna essere Sherlock Holmes, basta essere semplicemente il dottor Watson.

Le prime indiscrezioni su attacchi speculativi avviate sul titolo Unicredit, hanno cominciato a trovare le prime conferme, tanto che la Consob ha cominciato a verificare le responsabilità e chiarire le operazioni speculative in essere.

La Consob: ha messo sotto osservazione l'andamento del titolo che ha perso circa il 30% in due giorni. Se la prima ondata di vendite era presumibile data l'operazione di aumento di capitale (a sconto del 43%), sulla seconda i sospetti di operazioni speculative ad hoc non mancano.

Gli elementi in gioco di questa vicenda sono:

1) Il contratto di garanzia di collocamento dell'aumento di capitale da 7,5 MLD di Euro: Il consorzio e’ coordinato e diretto da BofA Merrill Lynch, Mediobanca e UniCredit Cib in qualita’ di joint global coordinator e joint bookrunner ed e’ composto, oltre che da BofA Merrill Lynch e Mediobanca, anche da B.Imi (Intesa Sanpaolo), BnpParibas, Credit Suisse, Deutsche Bank, Hsbc, JpMorgan, SoGen e Ubs in qualita’ di joint bookrunner, da Ing, Nomura, Rbc, Rbs e Santander in qualita’ di co-bookrunner, da Bbva, Credit Agricole Cib, Mizuho International, Mps Capital Services in qualita’ di co-lead manager, e da B.Akros (B.P.Milano), B.Aletti (B.Popolare), Banca Carige, Equita Sim, Intermonte, Investec Bank e Keefe, Bruyette&Woods in qualita’ di co-manager. LE DIMENSIONI DEL CONSORZIO DI COLLOCAMENTO SONO ENORMI, E FORSE MAI VISTE PRIMA. I membri del consorzio di garanzia si sono impegnati a sottoscrivere le azioni ordinarie che non saranno sottoscritte al termine dell’offerta in opzione, mentre i soci storici coprono circa un quarto dell'aumento di capitale, l'aumento si dovrebbe concludere bene.

2) Il prezzo di opzione a: 1,943 con uno sconto incredibile del 43 % rispetto al prezzo teorico calcolato sulla base del prezzo ufficiale di martedi. Ed il rapporto di diluizione del capitale di 2 a 1 terranno sottopressione il prezzo del titolo ed il mercato per un mese circa. “A un prezzo di emissione di 2 euro, molto vicino a quello annunciato, secondo i nostri calcoli la diluizione dell’eps rettificato 2012-2013 è intorno al 65%...il prezzo del titolo sarà sotto pressione durante l’operazione di aumento di capitale, pari al 60% dell’attuale capitalizzazione di mercato”. (Milano Finanza)

3) L'EBA (European Bankin Authority): In pieno credit crunch, questi TEB (TECNO-EURO-BUROCRATI), si fossilizzano come vecchi amanuensi sui libri contabili, sui coefficenti patrimoniali e sull'ILLUSIONE DEL CORE TIRE1 al 9% (Lehman per la cronaca pochi giorni prima del fallimento aveva un Core Tire1 a 11%), considerano carta straccia il debito sovrano e oro colato l’immondizia strutturata depositata nel terzo livello contabile delle banche europee.

4) La luce dell'est (Cantava Battisti): E' presumibile che il mercato dell’Est o altri fantasmi abbiano portato Unicredit ad esagerare le dinamiche di questo aumento di capitale. UniCredit e Intesa Sanpaolo, soffrono per la forte esposizione in Ungheria. "L'Ungheria è sotto tensione finanziaria nelle ultime ore a causa dell'approvazione di una legge costituzionale che minaccia l'indipendenza della Banca centrale ungherese, violando quanto stabilito dal Trattato di Lisbona. In assenza di un aiuto dell'Ue e del Fmi - istituzioni contro cui il governo di Orban si è schierato approvando una legge che viola il Trattato di Lisbona - l'Ungheria rischia il crac finanziario." (Il sole 24 Ore)

5) Il vantaggio: Lo stato italiano deve emettere un collocamento di titoli di stato record entro aprile (pressione sugli spread), Unicredit concluderà il suo aumento di capitale entro il mese di gennaio. Quindi chissà che questo non sia un bene per le future dinamiche della tempesta perfetta “Made in Italy” , tenendo presente che altre banche potrebbero trovarsi nella necessità di ulteriori aumenti di capitale...e li può essere interessante vedere cosa succederà. Il riferimento a Lehman che è rimasta con il cerino in mano non è puramente casuale. Unicredit in questo caso ha preso il toro per le corna e questo potrebbe essere un vantaggio.

Conclusioni: Ci sono attacchi speculativi in essere che sfruttano anche i sospetti che Unicredit prima o poi possa passare di mano e cadere vittima di acquirenti stranieri... e chi compra oltre ad assicurarsi la proprietà del bene, cerca di ottenere anche il massimo profitto. Questo è sempre accaduto, figuriamoci adesso che sono cambiati gli equilibri. Chi sa se durante l'incontro del 11 gennaio il Kaiser Merkel, dia istruzioni al "console" Monti su cosa fare a riguardo...

Per chi vuole scaricarsi il documento di sintesi, questo è il link del prospetto informativo Unicredit.

Scudo fiscale (Art. 19, commi 4-12)


Soggetti interessati
Soggetti che hanno beneficiato dello scudo fiscale

Adempimento
Le attivita` finanziarie oggetto di rimpatrio o di regolarizzazione in seguito al c.d. ‘‘scudo fiscale ‘‘ (art. 13-bis D.L. n. 78/2009 e successive modifiche ed integrazioni e artt. 12 e 15 del D.L. n.350/2001 e successive modifiche ed integrazioni), sono soggette a una imposta di bollo speciale annuale del 4 per mille. Per gli anni 2012 e 2013 l’aliquota e` stabilita, rispettivamente, nella misura del 10 e del 13,5 per mille.
L’imposta e` determinata al netto dell’eventuale imposta di bollo sugli strumenti finanziari di cui si e` detto sopra.
Il versamento, con riferimento al valore delle attivita` ancora segretate al 31 dicembre dell’anno precedente, avviene - entro il 16 febbraio di ciascun anno - per il tramite degli intermediari finanziari, che provvedono a trattenere l’imposta del soggetto che ha effettuato l’emersione o ricevono provvista dallo stesso contribuente. Per il solo versamento da effettuare nel 2012 il valore delle attivita` segretate e` quello al 6 dicembre 2011.
In caso di omesso versamento si applica una sanzione pari all’importo non versato.
Per le attivita` finanziarie oggetto di emersione che, alla data del 6 dicembre 2011, sono state in tutto o in parte prelevate dal rapporto di deposito, amministrazione o gestione acceso per effetto della procedura di emersione ovvero comunque dismesse, e` dovuta, per il solo anno 2012, una imposta straordinaria pari al 10 per mille.

Decorrenza
Dal 6 dicembre 2011


mercoledì, gennaio 04, 2012

Conti correnti e strumenti finanziari - imposta di bollo

Art. 19, commi 1-3 (D.L. 6 dicembre 2011, n. 201 conv. in legge)

Soggetti interessati
Titolari di conti correnti e intermediari finanziari

Adempimento
Viene rivista la tariffa dell’imposta di bollo sui conti correnti, sui titoli, strumenti e prodotti finanziari, ad esclusione dei fondi pensione e dei fondi sanitari.
In particolare, per gli estratti conto, inviati dalle banche ai clienti, nonche´ estratti di conto corrente postale e rendiconti dei libretti di risparmio anche postali per ogni esemplare con periodicita` annuale si applica l’imposta di bollo pari a: 34,20 euro, se il cliente e` persona fisica e sempre che il valore medio di giacenza annuo sia superiore a 5.000 euro; 100 euro, se il cliente e` soggetto diverso da persona fisica.
Invece, per titoli, strumenti e prodotti finanziari le aliquote saranno:
  • 1 per mille annuo per il 2012;
  • 1,5 per mille annuo a decorrere dal 2013.
Comunque, l’imposta e` dovuta nella misura minima di euro 34,20 e limitatamente all’anno 2012 nella misura massima di euro 1.200. Sono comunque esenti i buoni postali fruttiferi di valore di rimborso complessivamente non superiore a 5.000 euro.

Decorrenza
A partire dal 18 gennaio 2012.

APPROFONDIMENTO:

E' introdotta una nuova tassazione sugli strumenti finanziari, sui conti correnti bancari e sui conti di deposito titoli un’ imposta di bollo (su titoli strumenti prodotti finanziari e valori scudati sui conti correnti) a diverso modo e per quelli che superano determinate soglie e i cui destinatari sono sia correntisti persone fisiche sia imprese.

Sui prodotto finanziari si pagherà l’imposta proporzionale dello 0,1% per il 2012 sui prodotti finanziari anche non soggetti ad obbligo deposito titoli. La stessa imposta di bollo salirà poi allo 0,15% dal primo gennaio 2013 con un massimo di 1.200 euro. Sono ricompresi altresì anche i buoni fruttiferi postali sempre al di sopra di una soglia di rimborso pari a 5 mila euro e sempre con un minimo di imposta di bollo di 34,20 euro.

No Tax Area per i conti al di sotto dei 5.000 euro;

Chi è soggetto alla tassazione sui conti correnti:“L’estratto conto o il rendiconto si considerano in ogni caso inviati almeno una volta nel corso dell’anno anche quando non sussiste un obbligo di invio o di redazione. Se gli estratti conto sono inviati periodicamente nel corso dell’anno, l’imposta di bollo dovuta è rapportata al periodo rendicontato. Se il cliente è persona fisica, l’imposta non è dovuta quando il valore medio di giacenza annuo risultante dagli estratti e dai libretti ècomplessivamente non superiore a euro 5.000″.

I soggetti passivi hanno come sostituti d'imposta: banche, istituti di credito, gestori, poste italiane, società di intermediazione mobiliare e simili che svolgono la funzione di deposito custodia e amministrazione di titoli.

Esclusioni dall’imposta di bollo del Governo Monti: Non è considerato oggetto dell'imposta il possesso di: fondi pensioni e fondi sanitari. Inoltre l'imposta, non si applicherà ai dossier aventi saldo zero.

Quanto costa alle persone fisiche l’imposta di bollo: La tassazione delle persone fisiche sui conti al di sopra dei 5.000 euro sarà pari a 34,20 euro. Il passaggio principale della norma recita così: “Per le comunicazioni relative ai prodotti e agli strumenti finanziari, l’imposta è dovuta nella misura minima di euro 34,20 e nella misura massima di euro 1.200,00“. Il precedente punto recitaL’estratto conto, compresa la comunicazione relativa agli strumenti ed ai prodotti finanziari, anche non soggetti all'obbligo di deposito, si considera in ogni caso inviato almeno una volta nel corso dell’anno nonché alla chiusura del rapporto, anche nel caso in cui non sussista un obbligo di invio. Se le comunicazioni sono inviate periodicamente nel corso dell’anno, l’imposta di bollo dovuta è rapportata al periodo rendicontato”.

Prevista però anche la tassazione dei conti di deposito secondo quanto indicato al comma 3 intitolato “Imposta sulla comunicazione relativa ai prodotti finanziari non soggetti ad obbligo di deposito” e che prevede appunto un sistema di tassazione sostitutivo tra cui si prevede anche l’applicazione di un’imposta di bollo sulla comunicazione inviate dagli intermediari. ”L’imposta è sostitutiva di quella dovuta per tutti gli atti e documenti formati o emessi ovvero ricevuti dalle banche, nonchè dagli uffici dell’Ente poste italiane relativi a operazioni e rapporti regolati mediante conto corrente, ovvero relativi al deposito di titoli, indicati nell’articolo 2, nota 2-bis, e negli articoli 9, comma 1, lettera a), 13, commi 1 e 2, e 14. L’estratto conto, compresa la comunicazione relativa agli strumenti ed ai prodotti finanziari, anche non soggetti all’obbligo di deposito, ai depositi di titoli, si considera in ogni caso inviata almeno una volta nel corso dell’anno. Non sono soggetti all’imposta gli estratti dei conti correnti postali che presentino un saldo negativo per tre mesi consecutivi a seguito dell’applicazione della predetta imposta e che siano chiusi d’ufficio. L’imposta è dovuta nella misura minima di euro 34,20 e limitatamento al 2012 nella misura massima di 1.200 euro. Sono comunque esenti i buoni postali fruttiferi di valore di rimborso complessivamente non superiore a euro 5.000. “

Se uno è intestatario di più conti correnti o per deposito titoli:La nuova tassazione si applicherà singolarmente su ciascun conto sempre che singolarmente superi la soglia dei 5 mila euro di esenzione. Lo stesso discorso vale anche nell’ipotesi in cui avete il conto personale e quello di famiglia nella stessa banca o istituto finanziario.

Imposta di bollo sulle società o persone giuridiche: Per i soggetti con personalità giuridica la nuova imposta di bollo subisce un incremento rispetto alla versione iniziale e sale alla soglia piscologica dei 100 euro. Ogni società paga 100 euro a titolo di imposta di bollo.

Sanzioni : Non sono previste sanzioni, per l'omesso versamento.

lunedì, gennaio 02, 2012

RATING Standard & poor’s mette sotto osservazione il fondo europeo salva Stati

Standard &: Poor’s ha messo il rating AAA del fondo europeo salva Stati Efsf (european financial stability facility) sotto osservazione per un possibile downgrade (watch qegativo). Lo annuncia S&P, aggiungendo che potrebbe ridurre il rating di uno o due notch. La decisione su una revisione al ribasso sarebbe presa se una o più nazioni europee, che ora hanno la tripla A, dovessero subire un declassamento. Un credit watch signigica che esiste almeno il 50% di probabilità di un declassamento nel breve termine.