venerdì, ottobre 16, 2015

Misurare il rischio: Vincolo di Shortfall, Var e CVAR

Rischio:

Le misure di rischio sono dei metodi di stima che consentono di esprimere attraverso semplici numeri le possibili perdite finanziarie in un periodo futuro.

La nozione che viene utilizzata del rischio è quella che deriva dalla deviazione standard. La deviazione standard, interpreta il rischio in modo simmetrico vale a dire come semplice allontanamento dalla media sia in senso positivo che in senso negativo.

L'investitore tuttavia ha come obiettivo un rendimento, ma vede il rischio in modo diverso. Vorrà in generale evitare che il portafoglio generi soprattutto oscillazioni negative. Si parla in questo caso di Downside risk.

Il Vincolo di Shortfall:

Se nel modello mediavarianza si aggiunge un certo vincolo, comunemente chiamato "vincolo di shortfall", possiamo affinare la nostra analisi di rischio.
Con il vincolo in oggetto si riesce a verificare se una asset allocation permette con un certo grado di sicurezza, di rispettare il rendimento minimo voluto dall'investitore.

Si determina la probabilità massima di avere un risultato inferiore al rendimento minimo.

Al crescere dell' orizzonte temporale, è possibile accettare maggiori dosi di rischio. perchè si riduce la probabilità di subire rendimenti negativi e al tempo stesso, si conseguono maggiori extrarendimenti.

Per calcolare la probabilità di shortfall occorre:
1) Rendimento atteso del portafoglio
2) La deviazione standard del portafoglio
3) Orizzonte temporale di riferimento
4) Il "vincolo di shortfall" espresso come valore %, che rappresenta il limite oltre al quale non si desidera che il rendimento del portafoglio possa scendere nell'arco temporale di riferimento.

Il VAR 

Il Valure at risk rappresenta la possibile perdita finanziaria che posso subire in un periodo futuro dato un certo livello di attendibilità o confidenza.


Voglio acquistare un prodotto finanziario ed il Var a tre mesi è il 3% con un livello di confidenza del 95%. Ciò vuol dire che il valore massimo di perdita tra tre mesi 95 volte su 100 sarà al massimo del 3%. Ma questo significa anche che esiste il 5% di probabilità di avere una perdita superiore al 3%.

Occorre notare che tanto aumento la confidenza tanto aumento l'imprecisione della stima.
Il Var è molto utilizzato per la sua elevata "comprensione pratica". Entra (in modo errati) immediatamente nell'immaginario sia del consulente che del risparmiatore come la massima perdita attesa.

Se vogliamo andare a vedere bene nella realtà scopriamo che: si tratta di uno strumento instabile e difficile da usare numericamente quando le perdite non hanno una distribuzione gaussiana; non distingue tra perdite di poco superiori al limite e quelle fatali. Ha la tendenza ad essere troppo ottimista (ed è per questo forse che è assai apprezzato), se usato da solo, insieme al suo complementare Cvar, può essere maggiormente utile al fine di comprendere al meglio lo scenario totale.

Il CVAR  (conditional value at risk o ES-Espected Shortfall)


Il Cvar rappresenta una stima delle perdite che mi attendo, tenendo in considerazione tutte le perdite che superano la soglia del VAR. Risponde alla domanda: quanto ci si può aspettare di perdere se le cose vanno male? rappresenta la perdita attesa nei prossimi t giorni nello scenario peggiore.
Il CVAR è sempre maggiore del VAR.

Viene utilizzato per avere un margine di sicurezza maggiore.

Differenze tra VAR e CVAR: Il CVAR fornisce una rappresentazione del rischio migliore perchè è una media di tutte le perdite possibili superiori al VAR, mentre il VAR fornisce soltanto una soglia senza considerare le escursioni di prezzo più estreme anche se più rare.

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