mercoledì, aprile 28, 2021

I soldi fanno o non fanno la felicità?

 

I soldi fanno o non fanno la felicità? Il quesito accompagna sia l'uomo della strada che gli studiosi di scienze economiche da numerosi lustri. Il proprio rapporto con i soldi consiste in cosa si pensa, cosa si prova e come ci si comporta. A questo riguardo gli studi per capire il rapporto tra soldi e felicità sono stati numerosi.

 

Il Paradosso della Felicità 

Il primo importante studio può essere individuato nel 1974 con il Paradosso della Felicità (o Paradosso di Easterlin) che, con un approccio innovativo, aveva iniziato a studiare la relazione tra reddito e felicità o benessere soggettivo secondo cui la nostra felicità aumenta all’aumentare del nostro reddito, ma solo fino ad una certa soglia.

Ha stimolato così la nascita di un vero e proprio nuovo ambito di indagine che si occupa di studiare, quelle che sono le determinanti del benessere integrale delle persone, le loro aspirazioni, le opportunità, le libertà, la qualità delle loro relazioni, che, oltre al reddito, influenzano il senso di soddisfazione che ognuno di noi sperimenta rispetto alla sua vita.

Quella che viene chiamata “l’economia della felicità”, ha anche avuto il merito di elaborare nuovi e migliori strumenti di misurazione, nuove metriche e nuove forme di valutazione del benessere (in Italia, per esempio, già da qualche anno, l’Istat affianca alla rilevazione del valore del Pil, quella del Bes, il cosiddetto “benessere equo e sostenibile”).

La soglia viene individuata in quella che possa essere in grado di assicurare che tutti i bisogni primari siano effettivamente soddisfatti in modo più che adeguato. Quei bisogni che Maslow, nel 1954, individuava nel soddisfacimento delle necessità fisiologiche (fame, sete, ecc.) e del bisogno di sicurezza.

Proseguendo nella piramide dei bisogni incontriamo però anche altre necessità progressivamente sempre più decorrelate dal denaro come il bisogno di appartenenza , il bisogno di stima  e i bisogno di autorealizzazione. Sorpassata questa soglia, la felicità degli individui non aumenta più e, in taluni casi, addirittura diminuisce , ecco perché “paradosso” della felicità.

Secondo Easterlin, la chiave per perseguire la felicità sta nello spostarsi verso un altro tipo di “beni”: i beni relazionali. Dedicarci eccessivamente alla ricerca spasmodica del denaro fine a sé stesso, fa sì che si trascuri il tempo per la famiglia, le relazioni, le amicizie, la salute, lo sport. Riappropriarsi di questi beni, invece, può farci essere più felici.


La cifra della felicità

In uno studio del 2010 i due premi Nobel per l’economia Daniel Kahneman e Angus Deaton  avevano individuato in una soglia di 75.000 dollari (basato sugli Usa) il livello massimo oltre il quale 1 euro in più non aumenta la felicità in proporzione. Altri studiosi invece hanno verificato che non ci sarebbero limiti e il denaro continua a influenzare il nostro benessere. 

Kahneman, negli ultimi dieci anni, ha cercato di andare oltre giungendo alla conclusione che, in realtà, gli uomini non cercano davvero la “massima felicità” ma piuttosto la vera aspirazione è la soddisfazione per la propria vita. Prima di giungere a questa conclusione, Kahneman ha studiato approfonditamente la differenza tra ciò che viviamo e ciò che in realtà ricordiamo.

 

Gli 8 principi per la felicità

 Le persone, tuttavia, sovrastimano il ruolo del denaro quando pensano a come sta andando la loro vita. “I soldi fanno la felicità?” ci siamo domandati all’inizio, ma la domanda corretta in realtà dovrebbe essere: “come viviamo la loro presenza nella nostra vita?”  Perché se in senso assoluto possono permetterci di avere il controllo della stessa, allo stesso tempo questo può darsi che non accada.

Lo stress dovuto alla impossibilità di contestualizzarli in alcuni casi può generare infelicità maggiore della sostanza del denaro. Per migliorarne il nostro rapporto proviamo ad individuare alcune regole per permettere di vivere con maggiore serenità il nostro rapporto con i soldi.

1) I soldi come mezzo e non come un fine: Se i soldi vengono visti come un fine a cui tendere, alla felicità in senso assoluto. L’effetto che si genera è quello di Paperon dei paperoni che nuota nel deposito pieno di monete. L’idea di tranquillità economica è oggettiva ma quella di serenità è soggettiva. I soldi in realtà sono un mezzo per raggiungere gli obiettivi. Quindi finalizzare la spesa all’obiettivo ci può rendere maggiormente felici. Quello che conta è cosa ci viene dato in cambio rispetto ai soldi che spendiamo. Stabilire dei traguardi sicuramente aiuta a ridurre lo stress ed aumenta la felicità nel raggiungerli.

2) Parlare di denaro senza timori reverenziali: Spesso le persone hanno convinzioni e pensieri limitanti o negativi. Per esempio, molti ritengono di non capirci niente nella gestione delle finanze personali. Si affidano allora al sentito dire e per sentito dire si commettono degli errori, finendo per fare le cose sbagliate nei momenti sbagliati (investire sui mercati per imitazione più che per strategie). Confrontarsi invece con chi è esperto può aiutare a superare le limitazioni che abbiamo in tale settore.

3) Informarsi e accrescere la propria cultura: cultura finanziaria e capacità di far fronte ai momenti di difficoltà sono strettamente correlati. Maggiore è la conoscenza del settore, maggiore è la capacità di risolvere problemi finanziari della famiglia come maggiore è la capacità di superare le crisi finanziarie che, come ci insegna la storia, sono fisiologiche. La conoscenza parte dal linguaggio: esistono numerosi siti (partendo semplicemente anche da Wikipedia) che aiutano a comprendere i termini ed altri che aiutano ad approfondire. Non serve una laurea in discipline economiche, ma avere le conoscenze minime che ci consentono di addentrarci nel mondo della finanza per poi poter confrontarci con un esperto del settore. 

4) Pianificare e organizzare le proprie finanze: Abbiamo detto sopra che per vivere con meno stress il rapporto con i soldi dobbiamo migliorare la cultura, migliorare le conoscenze base e confrontarsi. Ma soprattutto stabilire degli obiettivi. Questo permette di organizzare strumenti e obiettivi in modo efficiente. Invece di continuare a gestire i propri risparmi alla rinfusa senza una logica senza sapere quanto dobbiamo o possiamo spendere. Alcuni studiosi hanno dimostrato una maggiore capacità di indebitamento dei soggetti che hanno una gestione non organizzata dei propri soldi. Sapere cosa vogliamo o possiamo e come poterlo ottenere è invece direttamente legato alla felicità.

5) Utilizzare regole: hai consapevolezza di quanto entra e di quanto esce? Le grandi aziende lavorano tramite budget e analisi consuntive. Perché tu dovresti fare diversamente? Hai la possibilità, stabilendo delle regole di comportamento, di migliorare la tua centralità rispetto al denaro.

6) Gestire le paure: I momenti in cui abbiamo paura, possono corrispondere ai momenti in cui abbiamo minor controllo sulle nostre azioni. Nel settore dei consumi questo vuol dire procedere ad acquisti folli. L’acquisto compulsivo anche se terapeutico (costa meno lo psicologo), non aiuta le proprie finanze personali, dal punto di vista comportamentale. Un aiuto in tal senso può arrivare da un piano di emergenza organizzato proprio per far fronte a questi imprevisti. Nel settore dei risparmi invece le paure fanno perdere il controllo della propria organizzazione e della gestione delle proprie regole, questo impedisce, di fatto, il raggiungimento degli obiettivi e contribuisce a ridurre la felicità.

7) Un aiuto esterno: nonostante i buoni propositi, non sempre si raggiunge quello che ci si è prefissati. Studiando, organizzando la propria vita, dedicando alcuni giorni al mese ad analizzare i risultati, si fa una fatica immane. Un po' come quando si vuole dimagrire: si inizia  con il fare sport, mangiare sano  ma i risultati non arrivano.  Allora cosa fare? La soluzione più efficace è rivolgersi ad un nutrizionista in modo che gli sforzi siano ottimizzati all’obiettivo. Nel nostro caso l’importante è rivolgersi ad un esperto del settore che ci conduca per mano verso un rapporto meno stressante con i propri soldi.

8) Modificare le proprie abitudini: Per fare cose nuove occorre modificare le proprie abitudini. Non posso ad esempio programmare se faccio conto sull’aiuto dei genitori, oppure se so che all’ultimo qualcuno mi può dare una mano. Nel febbraio 1519 il condottiero spagnolo Hernàn Cortes partì alla volta dell'America Centrale con 11 navi e 508 soldati. Sbarcati sulla costa messicana, il generale vide che i suoi avevano posizionato le navi con la prua verso il mare in modo da essere pronti a fuggire. Sorprendendo tutto l’equipaggio, il condottiero di notte bruciò le navi. Increduli i suoi gli chiesero: capitano, e ora che cosa faremo in caso di sconfitta? Sorridendo, il generale Cortes rispose: resta solo una possibilità: vincere e tornare a casa con le navi del nemico. Proprio con questa “mossa”, Cortes conquistò l’impero azteco. Più ci focalizziamo sulle vie di fuga, meno daremo il massimo per vincere le nostre battaglie.

 

A prescindere da quanti ne vorresti, come vorresti viverli? Quali regole vorresti fin da subito utilizzare per vivere con più serenità la tua situazione finanziaria? Se ti stimola parliamone insieme.

 

Emanuel Bertuccelli



lunedì, aprile 12, 2021

Gli italiani, navigatori in un mare di liquidità

Gli italiani, navigatori in un mare di liquidità 


Gli italiani lo sappiamo, sono notoriamente accumulatori di ricchezza, risparmiatori seriali. Solo durante l’ultimo anno la giacenza media dei conti correnti italiani è aumentata di quasi 200 miliardi di euro, nel mese di febbraio, secondo i dati Abi (Associazione Bancaria Italiana), il volume dei depositi bancari degli italiani ha raggiunto i 1.746 miliardi di euro (fenomeno in costante crescita). Per capirne la misura basti pensare che a fine febbraio 2021 il debito pubblico ammontava a 2.637 miliardi.




Perché gli italiani detengono la liquidità sul conto?

Possiamo ricercare le ragioni per cui la liquidità viene detenuta sui conti correnti sia nelle teorie economiche che nella scienza comportamentale.

Secondo le teorie macroeconomiche, ed in particolare nella teoria della domanda di moneta di Keynes, i motivi possono essere tre: motivi transattivi ovvero semplicemente la domanda di moneta che è necessaria per effettuare le normali transazioni e acquisti, motivi precauzionali che consentono di affrontare eventuali imprevisti, riducendo il rischio di trovarsi in una situazione di scarsità inaspettata della liquidità disponibile ed infine per motivi speculativi in cui una certa quantità di moneta viene detenuta come attività finanziaria nella speranza di lucrare dei guadagni.

Dal punto di vista di scienza comportamentale invece i fattori che possono influenzare il risparmiatore a detenere moneta possono essere molteplici.   A partire dalla reazione alle crisi in cui la paura ed emotività spaventano il consumatore portandolo a ridurre il consumo e aumentare il risparmio, all’aumento dell’incertezza dovuta alle misure di contenimento del virus con il lockdown. Anche la mancanza di educazione finanziaria accentua il fenomeno, tra i G20 gli italiani si collocano all’ultimo posto per conoscenze finanziarie. Secondo Banca d’Italia ci sarebbero oltre 18 milioni di italiani che non utilizzano strumenti finanziari. Infine, un altro importante fattore che causa la volontà di detenere la liquidità sui conti correnti è la bassa fiducia nei confronti degli intermediari finanziari, secondo l’ultimo rapporto Consob circa il 60 % della popolazione italiana non si fida.


Quali sono i rischi di detenere liquidità sul conto corrente?

Nell’anno solare settembre 2019 - settembre 2020 il flusso di incremento della liquidità parcheggiata su conti correnti e strumenti equivalenti, ha registrato un aumento di 121 miliardi. Detenere troppa liquidità sui conti correnti espone però ad alcuni rischi. Ecco i principali:

Rendimenti (sotto) zero e la tassa (nascosta) dell’inflazione: I rendimenti bassi o nulli rendono inefficiente la liquidità all’interno della pianificazione finanziaria delle famiglie. Infatti, lasciare i propri risparmi sul conto ci rende soggetti a dei rischi specifici come quello dell’inflazione ed il rischio del mancato rendimento (costo-opportunità).  L’inflazione erode infatti il potere di acquisto della moneta rendendola così, di fatto, una tassa occulta e perfetta per lo stato.  Per quanto riguarda invece il mancato rendimento occorre vedere come 1000 euro di liquidità restano i nostri 1000 euro iniziali al lordo della inflazione, mentre su un investimento dopo 10 anni diventerebbero in media circa 1150 euro su un mercato obbligazionario e 2241 euro sul mercato azionario .

Fallimento della banca (Bail-in) Letteralmente salvataggio dall’interno. Il salvataggio tramite procedure di BAIL-IN colpisce gli azionisti, gli obbligazionisti della banca ma anche i titolari del conto corrente o con strumenti finanziari equivalenti di raccolta diretta superiore ai 100.000 euro.

Tassa patrimoniale: La patrimoniale è un tipo di imposta che colpisce il patrimonio. È già stata utilizzata nel 1992 sui conti correnti, e nel 2012 sugli investimenti. La prima ha avuto un carattere periodico ed una tantum, la seconda invece è ricorrente e tutt’ora vigente. Anche se nell’immaginario comune la patrimoniale colpisce il conto corrente, l’imposta patrimoniale può colpire anche case e terreni (IMU).

 

Quale può essere la soluzione?

Le polizze assicurative possono rivelarsi la corretta soluzione, in quanto permettono di trasferire il rischio pagando un premio e liberando così risorse dalla liquidità che possono essere destinate ad una ottima pianificazione finanziaria per il raggiungimento degli obiettivi della famiglia (figli, studio, vacanze o acquisto casa).

La pianificazione finanziaria tramite un metodo non solo efficace ma soprattutto efficiente. Le esigenze variano con il variare del tempo, tanto che qualche economista ha parlato del ciclo di vita del consumatore, di conseguenza anche gli investimenti dovrebbero tenere conto di questo aspetto importante.

La regola base da seguire è la coerenza temporale tra obiettivi e strumenti finanziari adeguati. In pratica obiettivi di breve termine dovranno essere raggiunti con strumenti finanziari di breve, compresa la liquidità, obiettivi di medio termine con strumenti adeguati di durata simile (obbligazionari), mentre obiettivi di lungo termine con strumenti tipo azionario o simili. La gestione del fabbisogno liquido invece dovrebbe essere costruita come riserva pari empiricamente a 3/6 mesi massimo di entrate.

  

Il Demurrage: una soluzione (provocatoria) alternativa

La storia ci insegna che il rischio non è nell’investire ma nel non farlo ed il risultato è sempre lo stesso anche se si considerano orizzonti temporali diversi.

Secondo una analisi di Julio Linares e Gabriela Cabaña basata sulla teoria di Silvio Gesell il Demurrage o deprezzamento viene inteso come l’idea che il possesso di moneta non porti degli interessi (e quindi una crescente accumulazione, grazie alla legge degli interessi composti) ma dei costi o, al limite, una scadenza temporanea.

Cosa significa Demurrage?

È il costo del possesso di una valuta. Per la moneta/merce come, ad esempio, l'oro fisico il demurrage è di fatto il costo per tenerlo al sicuro (custodia), insomma, il costo di fermo. Il termine deriva dal diritto marittimo ed è associato ad una penale dovuta se le operazioni di sbarco o imbarco non avvengono entro i termini stabiliti dal contratto.

Gesell ha sviluppato il concetto di denaro libero decadente ritenendo che una moneta decrescente possa aiutare a risolvere la nostra attuale crisi economica e sociale per quattro principali motivi:

Orizzonte temporale: Un orizzonte temporale di breve termine è considerato di maggior valore rispetto ad un orizzonte temporale di lungo termine. Qualsiasi investimento che è in grado di offrire un profitto in maniera più rapida è considerato prioritario rispetto ad una produzione ed un pianificazione di lungo termine.
La quantità di moneta in circolazione è artificialmente scarsa poiché emessa attraverso il sistema creditizio, Al contrario, un moneta con demurrage o moneta decrescente incentiva scelte decisionali di lungo termine attraverso un flusso di liquidità “scontato”. Il demurrage è un modo per rallentare, valorizzando il valore attuale delle cose nel lungo termine rispetto a quello di breve termine.

Trappola della liquidità: le moderne banche centrali hanno teoricamente la responsabilità di stabilire i tassi d’interesse e di gestire l’offerta di moneta al fine di controllare l’inflazione. “Trappola della liquidità” è un termine che gli economisti usano per descrivere la situazione in cui il denaro in un’economia smette di circolare indipendentemente dalle azioni intraprese delle banche centrali per aumentare l’offerta di moneta e condizionare i tassi di interesse. Quando viene meno la fiducia nell’economia e inizia una crisi finanziaria, la gente inizia ad accumulare tutto il denaro del quale riesce a impossessarsi. La moneta decrescente offrirebbe invece una soluzione alla trappola della liquidità ponendo un limite al periodo di tempo durante il quale il denaro può mantenere il suo valore. Come dice l’esperto di valute complementari Bernard Lietaer, è come applicare “la tariffa del parcheggio al denaro”. E visto che nessuno vuole che il proprio denaro perda valore, tutti cominciano a farlo girare.

Integrazione dell’entropia: sappiamo dalle leggi della termodinamica che l’energia non può essere né creata né distrutta, ma soltanto trasformata. La moneta decrescente integra la seconda legge della termodinamica nella teoria monetaria, progettando una moneta destinata alla circolazione anziché all’accumulo. L’accumulo di ricchezza da parte dei nostri attuali sistemi di produzione implica la produzione di una grande quantità di rifiuti, o di energia che aumenta in modo irreversibile il livello complessivo di entropia del pianeta. Attribuendo una durata di vita al valore del denaro, un sistema di moneta decrescente sarebbe in grado di cambiare il modo in cui l’energia viene distribuita e reintrodotta nel sistema (riducendo così gli sprechi). Ciò non solo aumenta la ricchezza percepita grazie alla maggiore velocità di circolazione della moneta, ma rallenta anche il deterioramento della qualità dell’energia (entropia).

Abbandonare l’imperativo della crescita materiale: il modo in cui il denaro è pensato oggi favorisce i creditori e i detentori di moneta. L’interesse positivo sulla creazione del credito porta necessariamente a un’ulteriore crescita economica. Una decrescita monetaria fermerebbe l’imperativo di aumentare la nostra produzione materiale, in quanto il tasso di interesse effettivo su base annua sarebbe pari a zero o negativo rispetto agli anni precedenti, predisponendo piuttosto una crescita qualitativa sia per gli individui che per la comunità. Come Gesell stesso sosteneva: “Poiché l’offerta è qualcosa di indipendente dalla volontà dei possessori di beni, la domanda deve diventare qualcosa di indipendente dalla volontà dei possessori di denaro”. Separare la domanda dai possessori di denaro permette di investire importi complementari in infrastrutture locali, servizi essenziali, sanità e istruzione. La moneta decrescente è fondamentalmente un diverso tipo di denaro che ha il potenziale di rendere l’ecosistema umano più resiliente nel suo complesso attraverso l’introduzione di diversità monetaria, separando le funzioni del denaro in molteplici forme di denaro.

 

Conclusioni

L’unica certezza della nostra vita è il tempo che passa e che il tempo passato non torna. Ogni giorno, quindi, diventa il giorno ottimale per poter pensare a pianificare il futuro, che si abbia venti, quaranta o sessant’anni. Vivere alla giornata, se da una parte produce una erosione del potere di acquisto, dall’altra nel tempo produce mancanza di rendimento.

Utilizzare forme d’investimento come i piani di accumulo (PAC), o Pic Intelligenti (frazionati per modalità di entrata sui mercati), non danno nessuna garanzia di guadagnare nel breve termine, ma se si è  disciplinati e si segue una strategia, tramite il supporto di un consulente finanziario, la mancanza di garanzia si trasforma a mano a mano che passa il tempo in certezza. Le coperture assicurative infine consentono di ottimizzare il rischio associato al patrimonio. 

 

Emanuel Bertuccelli