I soldi fanno o non fanno la felicità? Il quesito accompagna
sia l'uomo della strada che gli studiosi di scienze economiche da numerosi
lustri. Il proprio rapporto con i soldi consiste in cosa si pensa, cosa si
prova e come ci si comporta. A questo riguardo gli studi per capire il rapporto
tra soldi e felicità sono stati numerosi.
Il Paradosso della Felicità
Il primo importante studio può essere individuato nel 1974 con il Paradosso della Felicità (o Paradosso di Easterlin) che, con un approccio innovativo, aveva iniziato a studiare la relazione tra reddito e felicità o benessere soggettivo secondo cui la nostra felicità aumenta all’aumentare del nostro reddito, ma solo fino ad una certa soglia.
Ha stimolato così la nascita di un vero e proprio nuovo ambito di indagine che si occupa di studiare, quelle che sono le determinanti del benessere integrale delle persone, le loro aspirazioni, le opportunità, le libertà, la qualità delle loro relazioni, che, oltre al reddito, influenzano il senso di soddisfazione che ognuno di noi sperimenta rispetto alla sua vita.
Quella che viene chiamata “l’economia della felicità”, ha
anche avuto il merito di elaborare nuovi e migliori strumenti di misurazione,
nuove metriche e nuove forme di valutazione del benessere (in Italia, per
esempio, già da qualche anno, l’Istat affianca alla rilevazione del valore del
Pil, quella del Bes, il cosiddetto “benessere equo e sostenibile”).
La soglia viene individuata in quella che possa essere in grado di assicurare che tutti i bisogni primari siano effettivamente soddisfatti in modo più che adeguato. Quei bisogni che Maslow, nel 1954, individuava nel soddisfacimento delle necessità fisiologiche (fame, sete, ecc.) e del bisogno di sicurezza.
Proseguendo nella piramide dei bisogni incontriamo però
anche altre necessità progressivamente sempre più decorrelate dal denaro come
il bisogno di appartenenza , il bisogno di stima e i bisogno di autorealizzazione. Sorpassata
questa soglia, la felicità degli individui non aumenta più e, in taluni casi,
addirittura diminuisce , ecco perché “paradosso” della felicità.
Secondo Easterlin, la chiave per perseguire la felicità sta nello spostarsi verso un altro tipo di “beni”: i beni relazionali. Dedicarci eccessivamente alla ricerca spasmodica del denaro fine a sé stesso, fa sì che si trascuri il tempo per la famiglia, le relazioni, le amicizie, la salute, lo sport. Riappropriarsi di questi beni, invece, può farci essere più felici.
La cifra della felicità
In uno studio del 2010 i due premi Nobel per l’economia
Daniel Kahneman e Angus Deaton avevano
individuato in una soglia di 75.000 dollari (basato sugli Usa) il livello
massimo oltre il quale 1 euro in più non aumenta la felicità in proporzione.
Altri studiosi invece hanno verificato che non ci sarebbero limiti e il denaro
continua a influenzare il nostro benessere.
Kahneman, negli ultimi dieci anni, ha cercato di andare oltre giungendo alla conclusione che, in realtà, gli uomini non cercano davvero la “massima felicità” ma piuttosto la vera aspirazione è la soddisfazione per la propria vita. Prima di giungere a questa conclusione, Kahneman ha studiato approfonditamente la differenza tra ciò che viviamo e ciò che in realtà ricordiamo.
Gli 8 principi per la felicità
Lo stress dovuto alla impossibilità di contestualizzarli in alcuni casi può generare infelicità maggiore della sostanza del denaro. Per migliorarne il nostro rapporto proviamo ad individuare alcune regole per permettere di vivere con maggiore serenità il nostro rapporto con i soldi.
1) I soldi come mezzo e non come un fine: Se i soldi vengono visti come un fine a cui tendere, alla felicità in senso assoluto. L’effetto che si genera è quello di Paperon dei paperoni che nuota nel deposito pieno di monete. L’idea di tranquillità economica è oggettiva ma quella di serenità è soggettiva. I soldi in realtà sono un mezzo per raggiungere gli obiettivi. Quindi finalizzare la spesa all’obiettivo ci può rendere maggiormente felici. Quello che conta è cosa ci viene dato in cambio rispetto ai soldi che spendiamo. Stabilire dei traguardi sicuramente aiuta a ridurre lo stress ed aumenta la felicità nel raggiungerli.
2) Parlare di
denaro senza timori reverenziali: Spesso le persone hanno convinzioni e
pensieri limitanti o negativi. Per esempio, molti ritengono di non capirci
niente nella gestione delle finanze personali. Si affidano allora al sentito
dire e per sentito dire si commettono degli errori, finendo per fare le cose
sbagliate nei momenti sbagliati (investire sui mercati per imitazione più che
per strategie). Confrontarsi invece con chi è esperto può aiutare a superare le
limitazioni che abbiamo in tale settore.
3) Informarsi e accrescere la propria cultura: cultura finanziaria e capacità di far fronte ai momenti di difficoltà sono strettamente correlati. Maggiore è la conoscenza del settore, maggiore è la capacità di risolvere problemi finanziari della famiglia come maggiore è la capacità di superare le crisi finanziarie che, come ci insegna la storia, sono fisiologiche. La conoscenza parte dal linguaggio: esistono numerosi siti (partendo semplicemente anche da Wikipedia) che aiutano a comprendere i termini ed altri che aiutano ad approfondire. Non serve una laurea in discipline economiche, ma avere le conoscenze minime che ci consentono di addentrarci nel mondo della finanza per poi poter confrontarci con un esperto del settore.
4) Pianificare e organizzare le proprie finanze: Abbiamo detto sopra che per vivere con meno stress il rapporto con i soldi dobbiamo migliorare la cultura, migliorare le conoscenze base e confrontarsi. Ma soprattutto stabilire degli obiettivi. Questo permette di organizzare strumenti e obiettivi in modo efficiente. Invece di continuare a gestire i propri risparmi alla rinfusa senza una logica senza sapere quanto dobbiamo o possiamo spendere. Alcuni studiosi hanno dimostrato una maggiore capacità di indebitamento dei soggetti che hanno una gestione non organizzata dei propri soldi. Sapere cosa vogliamo o possiamo e come poterlo ottenere è invece direttamente legato alla felicità.
5) Utilizzare regole: hai consapevolezza di quanto entra e di quanto esce? Le grandi aziende lavorano tramite budget e analisi consuntive. Perché tu dovresti fare diversamente? Hai la possibilità, stabilendo delle regole di comportamento, di migliorare la tua centralità rispetto al denaro.
6) Gestire le paure: I momenti in cui abbiamo paura, possono corrispondere ai momenti in cui abbiamo minor controllo sulle nostre azioni. Nel settore dei consumi questo vuol dire procedere ad acquisti folli. L’acquisto compulsivo anche se terapeutico (costa meno lo psicologo), non aiuta le proprie finanze personali, dal punto di vista comportamentale. Un aiuto in tal senso può arrivare da un piano di emergenza organizzato proprio per far fronte a questi imprevisti. Nel settore dei risparmi invece le paure fanno perdere il controllo della propria organizzazione e della gestione delle proprie regole, questo impedisce, di fatto, il raggiungimento degli obiettivi e contribuisce a ridurre la felicità.
7) Un aiuto esterno: nonostante i buoni propositi, non sempre si raggiunge quello che ci si è prefissati. Studiando, organizzando la propria vita, dedicando alcuni giorni al mese ad analizzare i risultati, si fa una fatica immane. Un po' come quando si vuole dimagrire: si inizia con il fare sport, mangiare sano ma i risultati non arrivano. Allora cosa fare? La soluzione più efficace è rivolgersi ad un nutrizionista in modo che gli sforzi siano ottimizzati all’obiettivo. Nel nostro caso l’importante è rivolgersi ad un esperto del settore che ci conduca per mano verso un rapporto meno stressante con i propri soldi.
8) Modificare le
proprie abitudini: Per fare cose nuove occorre modificare le proprie abitudini.
Non posso ad esempio programmare se faccio conto sull’aiuto dei genitori,
oppure se so che all’ultimo qualcuno mi può dare una mano. Nel febbraio 1519 il
condottiero spagnolo Hernàn Cortes partì alla volta dell'America Centrale con
11 navi e 508 soldati. Sbarcati sulla costa messicana, il generale vide che i
suoi avevano posizionato le navi con la prua verso il mare in modo da essere
pronti a fuggire. Sorprendendo tutto l’equipaggio, il condottiero di notte
bruciò le navi. Increduli i suoi gli chiesero: capitano, e ora che cosa faremo
in caso di sconfitta? Sorridendo, il generale Cortes rispose: resta solo una
possibilità: vincere e tornare a casa con le navi del nemico. Proprio con
questa “mossa”, Cortes conquistò l’impero azteco. Più ci focalizziamo sulle vie
di fuga, meno daremo il massimo per vincere le nostre battaglie.
A prescindere da quanti ne vorresti, come vorresti viverli?
Quali regole vorresti fin da subito utilizzare per vivere con più serenità la
tua situazione finanziaria? Se ti stimola parliamone insieme.
Emanuel Bertuccelli