giovedì, settembre 22, 2016

Il Market Timing "la pietra filosofale dell'investitore"

Il Market Timing "la pietra filosofale dell'investitore"


Il Market timing è la pietra filosofale di tutti gli investitori. Tutti quelli che hanno fatto investimenti nel tentativo di realizzare profitti facili, hanno pensato almeno una volta a quei film americani dove si compra quando il mercato scende e si vende quando il mercato sale (una poltrona per due al primo posto). Questa che dal punto di vista tecnico si chiama "overconfidence", unita alla scarsa cultura finanziaria può produrre diversi danni.
Vediamo alcuni studi al riguardo per comprendere meglio il fenomeno.
Il Market timing è stato oggetto di studio da parte di R. Bernstein che ha dimostrato attraverso una analisi sui dati di investitori americani dal 1993 al 2013, che il ritorno dagli investimenti medi è stato superiore solo ad alcuni indici asiatici e inferiore al T-Bill.
Da questa analisi emerge il principale fattore che influenza il risultato finale di un investimento,  che è il comportamento tenuto dal investitore durante il tempo di sviluppo della operazione finanziaria.
Tentare di cogliere il momento migliore può essere considerato un esercizio puramente teorico (tale modalità è stata analizzata in un articolo di Business Insider).
In un interessante studio di JpMorgan si dimostra cosa sarebbe successo ad un investitore che avesse investito in un mercato azionario USA togliendo i 10, 20, 30, 40, 50, 60 giorni migliori nel periodo 1993-2013.
Questi i risultati:
Senza interruzione il rendimento sarebbe stato del 9,2% annuo;
Togliendo i 10 giorni migliori il 5,49% annuo;
Togliendo i 20 giorni migliori si scende al 3.02% annuo;
Togliendo i 60 giorni migliori si va addiriuttura in terreno negativo al -4.39%.
Detto questo un errore di valutazione tra entrare ed uscire può portare a modificare di molto la prestazione di un investimento nel tempo.



Gerard Minack sempre nel solito articolo analizza l'indice Nasdaq dal 1997 al 2007 e lo confronta con lo stesso indice, questa volta pesato per i flussi degli investitori. Flussi in entrate ed uscita dall'investimento.
market timing2
Dalla analisi è facile comprendere  che i risparmiatori diventano mediamente più aggressivi quando il mercato è in prossimità dei picchi e più prudenti quando lo stesso è vicino ad un minimo.
Si confermerebbe cosi lo studio di JPmorgan ipotizzando che un Buy and Hold sia la strategia più premiante nel lungo termine.
Sul mercato tuttavia si trova spesso chi si da da fare a spiegare la capacità del controllo della volatilità attraverso la gestione del Market Timing. Il problema è che nella maggior parte delle volte proprio per quanto dimostrato dai grafici sopra rimangono solo intenzioni e belle parole. La volatilità è determinata di volta in volta da fattori diversi e la psicologia dell'investitore è fragile e piena di certezze comportamentali come ampiamente studiato da Daniel Khaneman e questo porta spesso l'investitore a comportamenti non premianti nel tempo.
La soluzione è quella di "fregarsene" del Market Timing, ma di seguire il programma di investimento senza essere influenzati dal rumore di fondo. Alla fine entrare e uscire fa guadagnare solo il sistema sia in commissioni, sia in valorizzazione degli investimenti.
La domanda che l'investitore si deve porre è in realtà questa: quanta volatilità sono in grado di accettare? secondo quanto mi rispondo, stabilisco una strategia e cerco di portarla avanti nel tempo, con serietà e rispetto dei principi iniziali sui quali abbiamo fondato l'investimento.